La formula Golden Gavi

Domenica 13 Maggio, Gavi



Si è chiusa domenica 13 Maggio la manifestazione "è Forte questo Gavi" in un caldo tramonto dai colori tenui che rilassa lungo il sentiero storico che conduce al Forte. 
Sono stati due giorni di incontri-confronti con giornalisti, curiosi, appassionati e non del settore, per i nove winemakers del circuito Golden Gavi.
Avendo io sposato questo territorio come filosofia, ricerca e lavoro non potevo di certo esimermi dal partecipare in maniera più che attiva  a questo evento che mi ha dato, ancora una volta, l'occasione di scoprire, imparare e innamorarmi, di nuovo, dell'uva Cortese e dei suoi terreni biancorossi.
Al mio arrivo tutto è in fermento, si animano i banchi d'assaggio e fervono i preparativi per la wine taste verticale che si terrà da li a poco, di fatto, uno dei momenti chiave della manifestazione.
Volti, ricordi, immagini ed etichette attraversano la mia mente durante il mio rientro a casa.
Racconti, nuovi strumenti di lavorazione, carisma, storie tramandate, smart label..Tutto rimbalza tra i miei pensieri.

I nove produttori sono il risultato della moltiplicazione che vede come due fattori: 3 G (Glocal Golden Gavi) e i 3 elementi del terroir (clima dell'annata, terreno, attività dell'uomo).
Nove realtà unite che pensano globale e agiscono locale.

L'elenco Golden delle annate Gavi DOCG 2011:



Piccola realtà con radici storiche importanti che solo da qualche anno ha deciso di destinare parte dell'uva alla vinificazione.
Il GAVI DOCG Tenuta Massimiliana degustato è equilibrio. La sapidità e acidità si sposano accompagnate da una nota amara nel finale. Ciò che colpisce è una morbidezza tale da ricordare la pelle di un palmo di una mano ancora unta dalla crema appena passata.


Mi stupisco a vedere che il tutto viene  gestito e portato avanti da tre sorelle partite nel 2003 con soli 5 ettari e arrivano oggi a contarne 26.
Il mio occhio cade subito su una bottiglia scura con la forma tipica degli spumanti. E' infatti un Brut metodo classico da uve 100% cortese che vado a scegliere tra i vini proposti. In bocca e al naso è la freschezza che fa da padrona. Note di pompelmo e fiori su un finale morbido stuzzicano la mia curiosità. Da li a poco scopro che in cantina la fermentazione avviene anche in vasche di cemento atte a garantire un controllo della temperatura preciso e costante. 


Difficile non si rimanere stupiti alla vista del nome "Binè" che, in termini dialettali, significa "gemelli". 15000 sono le bottiglie che le terre bianche di questa azienda restituiscono alla famiglia proprietaria dal 2001.
Gavi Terre rosse DOGC: Si sente al naso quanto il tufo rimarchi e trasmetta, sino al calice, una impareggiabile sensazione di eleganza, tipica del Gavi.
Mi ritrovo davanti al giusto compromesso tra sapidità,  mineralità,  persistenza e buona acidità.


Un ex Convento di frati del XVII secolo ospita la sede dell'azienda in una delle zone più ricche di storia dell'evoluzione del Gavi. Guardando le grafiche in etichetta il mio istinto mi dice che nome e disegni sono stati scelti per simboleggiare qualcosa. In passato fontane e sorgenti decoravano queste colline che oggi regalano un Gavi Fontanassa gradevole in bocca, leggero di buona freschezza e sapidità con l'immancabile nota finale amara preceduta da lievi sentori di erbe aromatiche.

Tenuta San Pietro 

La presenza di Tenuta San Pietro tra i banchi di assaggio si risalta grazie all'eleganza della linea Eccellenza. 
Sono letteralmente rapida quando mi viene raccontato che uno dei vigneti, Il Gorrina, è sopravvissuto all'attacco della fillossera e che quindi si vanta dell'appellativo centenario. 
Tra i vini in assaggio scelgo il Gavi DOCG Il Mandorlo, un cru centennale di cui si contano solo 900 bottiglie annue. 
In bocca, è una crema morbida fresca che ricorda i fiori d'acacia e la vaniglia data dal passaggio di questo raro nettare in barrique.


Aspettando il mio turno il mio occhio cade su un nome di peso per chi fa Gavi, La Scolca. Il Nonno Nando lascia l'azienda che per prima ha imbottigliato il Gavi per dar vita a La Chiara, una delle realtà più produttive del circuito Golden.
Scelgo il Gavi La Chiara, bianco paglierino carico profumatissimo al naso, colore e profumi si colgono, senza difficoltà, già da lontano. Il tutto dato dalla varietà dei terreni calcareo, argilloso e tufaceo.



Anche in questo caso le donne sono protagoniste nell'azienda incastonata tra e colline di Rovereto. Sono di fronte a tradizione e passione tramandata di madre in figlia.
Gavi DOCG Il Poggio:
Al naso colpisce la spiccata mineralità che quasi nasconde il profumo di agrumi  mentre in bocca sarà una sorprendente morbidezza, paragonabile ad una noce di miele che lenta si scioglie in bocca e sin giù al fondo del palato padroneggia. Il responsabile di tutto ciò la fermentazione malolattica. 



Nome ereditato dalla famiglia storica nobilissima dei Giustiniani. Tutto si deve ai terreni bianchi e rossi impregnati di storia che l'azienda sa ben sfruttare con due rispettive linee di Gavi.
Da un lato abbiamo un Gavi Monterossa che presenta sentori di salvia, sapido, a tratti ancora acerbo segno chiaro che nei prossimi mesi di evoluzione il vino sarà pronto, superbo. Dall'altro i terreni bianchi regalano un vino Gavi Lugara soffice in entrata dove la nota mandorlata piano avvolge il palato come quando le prime foglie
in autunno dolcemente cadono sin giù nel terreno dove la vite, nasce.


Produzioni storiche con quantitativi già importanti concentrate, da sempre, nell'uva Cortese ci donano oggi nel comune di Tassarolo un Gavi Fornaci con una spiccata personalità impreziosita da una morbidezza costante sul palato accompagnato da sapori di erbe aromatiche dove la salvia spicca su tutti. 


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